Come è fatto? Una genesi sostenibile per i neoprodotti

Fra i temi più tangibili dell’innovazione di questo secolo: i nuovi materiali.

Fra i temi più tangibili dell’innovazione di questo secolo non possiamo fare a meno di citare quello dei nuovi materiali, in particolare quando si ha la capacità di individuare nuove applicazioni di materiali derivanti da riuso, riciclo, rigenerazione secondo il paradigma dell’economia circolare.
Per questo vorremmo prendere spunto da un volume, “Neomateriali nell’economia circolare’’, edito da Edizioni Ambiente e curato da Anna Pellizzari (Executive Director) ed Emilio Genovesi (CEO) di Material ConneXion Italia, società licenziataria del più importante network internazionale di consulenza e scouting sui materiali che ospita presso InfiniteArea una selezione della sua library.

Il libro affronta le tematiche dell’economia circolare dal punto di vista dei materiali, veri “protagonisti fisici” della produzione industriale, proponendo una tassonomia esaustiva di quelli che vengono definiti “circular materials” perché ottenuti a partire da fonti rinnovabili o rinnovate, e trasformati seguendo logiche di conservazione delle risorse.
In quest’ottica, sono state identificate tre grandi famiglie di materiali circolari: bio-based, neo-classici, ex-novo.
La prima famiglia, i materiali bio-based, sono incluse quelle materie che si basano sui cicli naturali di sviluppo nell’ambito del regno vegetale e animale, nonché del mondo dei microorganismi. Sono materie il cui utilizzo è stato rinnovato grazie a processi e a tecnologie che ne hanno esteso le applicazioni a settori nuovi, consentendone uno sfruttamento più intelligente e senza sprechi.
I materiali “neo-classici” sono, invece, quei materiali riciclati e ormai stabilmente entrati in diversi processi produttivi. Il riciclo è una pratica con innumerevoli vantaggi: riduce i danni ambientali provocati da altri tipi di smaltimento, come la discarica o l’incenerimento, riduce il consumo di risorse naturali, abbatte i costi di produzione e le emissioni di CO2 nell’atmosfera.
La terza categoria è quella degli “ex novo”. Si tratta di una famiglia estremamente eterogenea, composta da materiali che potremmo definire “finali” perché posizionati al termine delle catene di produzione e smaltimento: scarti provenienti da processi di trasformazione di materie prime bio-based destinate a uso alimentare e cosmetico; reflui da lavorazioni industriali o impianti di depurazione; materiali da demolizione, polveri post-incenerimento e terra raccolta spazzando le strade. È un mondo di materiali considerati a fine corsa, ma che danno invece vita a progetti di riutilizzo a volte molto interessanti in cui, accanto alle tecnologie e ai processi di trasformazione, diviene rilevante lo sviluppo della logistica necessaria alla costruzione di sistemi di raccolta e recupero.
La seconda parte del libro approfondisce le caratteristiche e i possibili sviluppi delle filiere produttive di alcuni tra i materiali più significativi, magari tradizionali ma soggetti a innovazioni sorprendenti (acciaio, alluminio, bioplastica, calcesturzzo, carta, legno, plastica, pneumatici e vetro).
Il volume si chiude con una serie di casi studio, storie esemplari di aziende e imprenditori che nel nostro paese inventano, producono e commercializzano i materiali della nuova economia.

Un esempio di materiale sostenibile e compostabile è una schiuma a base di chitina, biopolimero di cui sono composti gli esoscheletri di molluschi come granchi, aragoste e gamberi. Utilizzando un processo brevettato a base d’acqua, la chitina proveniente dai sottoprodotti delle industrie della pesca viene trasformata in una schiuma industriale che presenta proprietà meccaniche analoghe a polistirene (PS) e poliuretano (PU). L’azienda che la produce sta applicando questo materiale nella produzione di imballaggi B2B, come un sostituto sostenibile di polistirolo, nei settori automotive e costruzioni.

Riempitivo di derivazione vegetale ottenuto dalla rigenerazione di diverse tipologie di residui. È costituito all’80-90% da cellulosa a al 10-20% da cenere, prodotti solitamente destinati all’incenerimento. Questo materiale cellulosico di alta qualità è ottenuto tramite una tecnologia brevettata di recupero e riciclo di fibre di cellulosa da acque reflue. Le applicazioni includono utilizzi come filler per infrastrutture, settore edile, industria chimica e isolamento.